Storia

venerdì 19 dicembre 2014

Si cultura No petrolio - IL TOTEM NERO -

Domenica 21 dicembre Montemurro

Presentazione del libro " IL TOTEM NERO "
Sviluppo e conflitti in Basilicata”di Enzo Vinicio Alliegro, docente di Scienze Etnoantropologiche dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.

Sarà proiettato anche il documentario "L'oro nero" di Luigi Raucci.




mercoledì 17 dicembre 2014

Si cultura No petrolio: CONVEGNO A MONTESCAGLIOSO 18 dicembre 2014

Presso il Teatro della Chiesa di S. Lucia Montescaglioso (Matera) si terrà un incontro, alle ore 18,00, con il costituzionalista Enzo Di Salvatore, Gianni Fabbris di Altragricoltura e Francesco Masi, coordinatore nazionale NoTriv.



martedì 16 dicembre 2014

La Basilicata sul piede di guerra contro il decreto 'Sblocca Italia' che permetterà alle compagnie petrolifere di gestire per 30 anni il territorio lucano senza nessuna concertazione con la Regione. 

L'inchiesta di Gaetano Pecoraro da Piazza Pulita (La7)

Per guardare il video clicca il link qui sotto

venerdì 12 dicembre 2014

Si cultura No petrolio

Sabato 6 Dicembre, in occasione di un incontro sullo sblocca Italia a Lauria, il Presidente della regione Basilicata, Marcello Pittella viene contestato da un gruppo di cittadini appartenente alla rete dei "comitatini".



domenica 7 dicembre 2014

ENERGIA, SCIENZIATI CONTRO SBLOCCA ITALIA "INVESTIRE SULLE RINNOVABILI, NON SUL PETROLIO"


Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto

DA L'ESPRESSO DEL 17 OTTOBRE 2014 di Francesca Sironi





Sono seri. Ultraseri.

Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. Un professore di Bologna, Alberto Bellini, ingegnere elettromeccanico. Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte.

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 Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale. L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti». Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare. «Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».

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«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »

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Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo». Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtep, queste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare». Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA

martedì 2 dicembre 2014

TROPOS

Rubrica di approfondimento politico, sociale e culturale.

"Coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare necessariamente la soppressione". 

Norberto Bobbio  " Destra e Sinistra " 
Ragioni e significati di una distinzione politica
Donzelli 2009







RIFLESSIONI SULLA SINISTRA E SU QUELLO CHE E' DI SINISTRA
di Francesco Paolo Calciano da: Il Quotidiano della Basilicata del 28 Novembre 2014

Essere di sinistra è condividere un’idea di solidarietà, è lottare per una distribuzione non diciamo equa, ma per lo meno accettabile della ricchezza di un Paese. Oggi vi è una sproporzione notevole tra gli emolumenti di un manager e quelli di un lavoratore. Ieri così non era. Oggi la politica veleggia in un ambito di privilegi vari, assurdi, non solo a livello centrale, ma anche a livello periferico. La politica non è un mestiere, non è una professione, ma dovrebbe essere un SERVIZIO verso i cittadini. Ci può stare anche l’ambizione, in positivo, di misurarsi a risolvere i problemi dei cittadini. E’ di sinistra preoccuparsi del lavoro, del futuro delle nuove generazioni, dei lavoratori, dei pensionati, soprattutto delle fasce più disagiate. E’ di sinistra lottare contro i privilegi, dire che il cumulo di pensioni d’oro non è accettabile, che in questi casi occorre rivedere gli importi e chiedere un contributo maggiore per le casse dello Stato. E’ di sinistra un prelievo fiscale equo e in questo ritenere che la patrimoniale non sia una parolaccia, ma una misura di equità. E’ di sinistra ritenere che i reati fiscali debbano divenire di tipo penale, che il politico che commette tali reati va allontanato per sempre dalla scena politica e a costui non vada riconosciuto alcun beneficio legale, considerando la gravità di un crimine fiscale commesso da chi rappresenta le istituzioni. E’ di sinistra chi cerca di creare le condizioni affinché l’industria resti in questo Paese e non de localizzi. E di sinistra chi “s’arrabbia e non capisce” le comode politiche industriali di chi trasferisce la sede legale e fiscale della propria industria in altri Paesi. 
E’ di sinistra il politico che cerca di affrontare le politiche del lavoro, preoccuparsi, oggi, delle acciaierie italiane, operare in tutti i modi affinché non vadano via, ricorrendo anche alla nazionalizzazione. Il liberismo selvaggio, non è di sinistra. Pensare che uno Stato, in modo diretto cerchi di governare alcune politiche industriali strategiche, energia, acciaio o altro, non è un ritorno al passato. In economia non vi è una sola teoria economica. Il liberismo tout court è una ’scelta politica di destra. E’ di sinistra cercare un’intesa, negli ambiti industriali strategici, tra Governo, sindacato, industriali, per cercare di far condividere il problema e trovare insieme le strategie migliori per venirne a capo. E’ di sinistra rendere la normativa per artigiani, commercianti, industriali semplice, non costosa, snellendo il tutto con una reale semplificazione, con una facilità dell’accesso al credito e con misure tese a favorire l’assunzione dei giovani. E’ di sinistra il politico che mantiene un contatto quotidiano con i cittadini, i loro problemi, che vive una vita “normale” in modo da avere sempre la rappresentazione reale di quello che accade. E’ di sinistra chi reputa prioritario l’investimento in scuola, ricerca, sviluppo, innovazione. E’ di sinistra pretendere trasparenza assoluta nella pubblica amministrazione. E’ di sinistra operare analisi chiare, non comode, facendo, se occorre il mea culpa. Alle elezioni regionali oltre il 60% non ha votato in Emilia Romagna, il 55% in Calabria. Vorrà dire qualcosa. Sintomatico il fatto che si è votato in due Regioni in modo anticipato per motivi ben chiari. Hanno vinto sicuramente gli eletti. Politicamente ha vinto anche la Lega Nord. Populisti certamente. Facile il populismo in tempi di crisi, si potrebbe obiettare. I cittadini non demonizzano la Lega Nord. Il suo populismo trova consensi nel vuoto della politica, ma questo è da attribuirsi agli attori che ora animano lo scenario politico. La gente è sfiduciata, “si è rotta” letteralmente di tutto, non ne può più di abolizione del Senato, Italicum, patto del Nazareno, e così di seguito. E’ di sinistra chiedere l’abolizione dei privilegi dei politici. 
E’ di sinistra contestare il costo eccessivo della politica, contestare quelle pratiche che consentono benefici ai rappresentanti di cariche istituzionali anche dopo che hanno terminato il mandato. E’ di sinistra discutere con le forze sociali a iniziare dai rappresentanti dei lavoratori, degli studenti, dei lavoratori con meno diritti, dei disoccupati. E’ di sinistra meravigliarsi di un Governo più propenso a dialogare con gli industriali che con i rappresentanti dei lavoratori. E’ di sinistra meravigliarsi, anzi arrabbiarsi per la legittimazione politica del massimo rappresentante della forza di centro destra, degli accordi fatti. E’ di sinistra chiedere ancora oggi un accordo in Parlamento chiaro, alla luce del sole con il Movimento 5 Stelle sui problemi reali, partendo dalle scelte economiche e da tutto ciò che rientra nell’etica della politica. E’ di sinistra ritenere la parità di genere un diritto della donna. E’ di sinistra ritenere prioritaria la lotta alla delinquenza organizzata ealle persone a esse contigue. E’ di sinistra ritenere la solidarietà a livello mondiale un valore e non un costo. E’ di sinistra richiamarsi a ideali di libertà, uguaglianza, solidarietà. E’ di sinistra riconoscersi in Gramsci, Pertini, Terracini, Berlinguer, Che Guevara per i più giovani. E’ di sinistra lottare per la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione dei popoli, indignarsi di fronte a soprusi, violenze. E’ di sinistra chiedere un’Europa politica. E’ di sinistra chiedere che gli investimenti siano dati alla produzione e non alla finanza. E’ di sinistra chi reputa che la libertà non si esporta con la guerra, ma con il grano. E’ di sinistra chiedersi se in questo Paese ci sia oggi la sinistra.





lunedì 1 dicembre 2014

SI CULTURA NO PETROLIO

TUTTI A POTENZA
Giovedì 4 Dicembre 2014
Piazza Don Bosco ore 9.30

Ad oggi 57 sindaci lucani su 131 hanno deliberato la richiesta di impugnazione del decreto "Sblocca Italia".
Il numero aumenta ed è quotidianamente aggiornato sul sito della OLA.
Eclatante continua ad essere il caso della città di Matera, il cui consiglio regionale si è scisso in due, ma che continua ad essere allineato alle decisioni del governo regionale e nazionale.
Tocca anche alle nostre associazioni fare pressione presso le istituzioni locali affinché i sindaci distratti e riluttanti possano adeguatamente essere informati ed agire di conseguenza.
Dopo la raccolte firme e gli appelli (il nostro ha l'adesione di 140 associazioni lucane!!!), d'ora in avanti occorre scendere in piazza e chiedere il coinvolgimento sempre maggiore. La Basilicata oggi fa notizia ed è tra le poche regioni che hanno alzato la testa. Vi invitiamo pertanto alla manifestazione di protesta "I quattro comitatini" che si terrà giovedi 4 dicembre a Potenza. 
L'appuntamento è alle 9,30 del mattino in Piazza don Bosco. Il corteo percorrerà le strade cittadine con arrivo in via Verrastro, sede del palazzo della Regione.