Quando la mente va al sorriso di una giovane presenza si pensa alla vita in tutta la sua magnificenza e non si può mai e poi mai pensare che tutto può succedere in un batter di ciglia, tutto si compie in un attimo e quello che prima era un fulgore di vita, un impeto di energia può svanire in una assenza senza fine. Ma il sorriso, quel sorriso ha determinato tanto in un tempo e uno spaio, tempo e spazio che si protraggono ora all'infinito di un ricordo di una presenza che è “fatto”, avvenimento che si protrae in un futuro a noi vicino, tangibile nella serie di eventi che nascono e si ripercuotono all'infinito nel porgere la speranza concreta che una vita, anche se recisa, reca nel suo portento altra vita da vivere nel recupero di un'azione tesa alla nascita di altre “possibilità”, risorse, che ciascuno di noi ha nel suo potenziale divenire. E quando si parla di giovani, il potenziale di una risorsa da vivere, praticare, essere, è lì, davanti a noi, e noi, generazione attenta dovremmo vedere, ascoltare, apprendere, perchè dai giovani si apprende la vita, l'energia, la determinazione anche dai loro no. Le possibilità di futuro sono tutte insite nella determinazione delle loro azioni che si protraggono a loro stessi, vicini e lontani e a noi non certo passivi del loro andare lontano. E' vero, loro vanno via ma tornano con il loro bagaglio esperienziale fatto di racconti, di massime, di stimoli, di energia vitale.Nelle parole del dott. Paolo Calciano emerge proprio questo, nel suo lungo racconto di Beps, di questa grande voglia di vita, di questa energia che, malgrado la stasi della vita, continua, si protende verso un domani che vive nella voglia di molti giovani di mettersi a prova con il sistema per fare rete, rete di conoscenze, rete di esperienze, rete di vita. Nella omologazione di oggi che ferisce e annienta le energie pure emerge una nuova dimensione: “la possibilità di essere”, di nuovo rimarcata dagli stessi protagonisti, attori principali di essa e di noi non certo spettatori del niente.”Non dovrebbe accadere” niente eppure succede di tutto e di più in un attimo. I nostri occhi si chiudono per sempre ma i nostri gesti restano a determinare che la vita, terribile e meravigliosa, lascia tracce. Seguendole, nelle parole di Nunzia Schiavone si trova celata una vita vissuta e che ha ancora la forza di vivere nelle azioni del racconto, dell'esperienza, della possibilità di essere diversi ma sempre altri nel porgersi a domane e risposte tutte da abitare e vivere.
domenica 31 agosto 2014
sabato 16 agosto 2014
INCONTRO CON L'AUTORE. Acerenza, Sabato 23 agosto 2014, Salone dei Vescovi ore 18,30.
"BEPS. Non dovrebbe accadere".
di Francesco Paolo Calciano
Presenta: Dott.ssa Nunzia Schiavone( Unversità di Bari )
Contributo musicale di Tiziano Cillis
Associazione Culturale Acheruntia, Pro Loco Acerenza e Acerenzadalvero.it, organizzano un incontro con l'autore del libro "Beps. Non dovrebbe accedere", Francesco Paolo Calciano, medico di Grassano (MT) impegnato nel volontariato, già autore di "Un sorriso al tumore" 2009", e "J" romanzo del 2012, con altri autori "Stile di vita e prevenzione delle malattie cardiovascolari"; "L'Isola della prevenzione" "Parlo con te"
"......non dovrebbe accadere, che un ragazzo in una notte d'estate trovi la morte in un ostello di Madrid, cadendo da un ballatoio. Non dovrebbe accadere a ventinove anni di salutare la vita, lasciare gli affetti, amori, sogni. Imprudenza, fatalità, negligenza, tutto quello che volete, che ognuno possa immaginare e descrivere. Non interessa. E' un artificio inutile."
Un riassunto breve delle note di copertina dell'autore, amico di famiglia, per descrivere nel suo lavoro, i momenti di una vita spezzata, del dolore del padre e della madre, degli amici, tanti, tantissimi, giunti al funerale da ogni parte del mondo a testimonianza della straordinaria capacità di Giuseppe di tessere una fittissima rete di rapporti e di interessi legati alle sue attività.
domenica 3 agosto 2014
PETROLIO IN BASILICATA da " IL FATTO QUOTIDIANO" del 16 Luglio 2014
Le trivellazioni in Basilicata, Matteo Renzi e la vergogna energetica
di Maria Rita D'Orsogna
“È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini“.
A parlare è il primo ministro d’Italia, Matteo Renzi. Di fronte a tanta piccolezza vengo quasi assalita da una sensazione di impotenza: cosa posso aggiungere ai mille motivi già elencati per cui non è intelligente martoriare ancora l’Italia con le trivelle?
Mi chiedo se ci sia mai stato nell’Italia al petrolio Matteo Renzi, se abbia parlato con chi vive sulla sua pelle questi raddoppi, e se sia mai chiesto perché ci sono “tre, quattro comitatini” opposti alle trivelle. Beh, intanto è irrispettoso parlare così di chi magari l’ha anche votato, dandogli fiducia. E a prescindere dalle parole, Renzi dovrebbe sapere che per star li a contrastare Eni, Shell, lobbisti e politici corrotti, ci vuole energia, dedizione, sacrifici, tempo sottratto alle proprie famiglie e ai propri interessi.
Pubblicità Uno non si mette a fare la guerra alle estrazioni di petrolio perché non ha niente da fare. E’ stancante, porta a rinunce importanti, e ci vuole veramente pazienza e coraggio perché attacchi e insulti gratuiti non mancheranno. E se uno fa tutto questo è perchè è animato da un ideale grande, e ci crede davvero a voler lasciare alle generazioni future qualcosa di meglio. La Basilicata al petrolio è la regione che nonostante tutte queste supposte royalties e 40,000 posti di lavoro, non riesce a frenare la piaga dell’emigrazione, della povertà, della disoccupazione. La Basilicata al petrolio sono anni ed anni di rifiuti petrolfieri dispersi dalla Total fra i campi di ortaggi di Corleto Perticara in silenzio, è il lago Pertusillo inquinato da idrocarburi, è il petrolio nel miele delle api. Ecco, di queste cose qui io mi vergognerei, prima ancora che con l’Europa, con i lucani, che non hanno fatto niente di male se non essere accondiscendenti 15, 20 anni fa ed accettare tutte le promesse che venivano loro propinate senza porsi domande finché i veleni non sono entrati nelle loro vite quotidiane. E allora uno dice, ma come dobbiamo fare? Beh basta solo guardare a chi ha già fatto cose grandi. La Germania ha la sua Energiewende e record su record in termini di energia rinnovabile, hanno appena approvato una moratoria sul fracking fino al 2021, non fanno tagli retroattivi sulle rinnovabili, attirandosi l’ira degli investitori resa pubblica dalle pagine del Wall Street Journal. Nel 2012-2013 gli impiegati tedeschi nel settore delle rinnovabili erano 370,000, senza che nessuno fosse esposto a fumi tossici di raffinerie e pozzi di petrolio.
La Merkel ha detto che il suo governo “rejects the application of toxic substances” nelle estrazioni di petrolio e di gas. Mica lei si vergogna di questo? Si’ è vero in Germania hanno potenti coalizioni di produttori di birra e il ministro per l’ambiente Barbara Hendricks che ha messo pressione al governo contro il fracking, ma questo è un limite dell’Italia in cui le lotte per il bene comune sono lasciate ai volontari, mentre tutti gli altri tacciono. Il nostro ministro Gianluca Galletti dice di non volere veti sul petrolio perché “ci serve”. Ipse dixit. Ecco, io mi vergognerei con l’Europa di avere un paese con infinità potenzialità in termini di energia rinnovabile e di stare ancora qui ad insistere con quel poco e scadente petrolio di Basilicata. E visto che ci siamo: vogliamo continuare con le cose di cui vergognarci con l’Europa? Di quel flusso sfrenato di giovani che lasciano l’Italia con biglietto di sola andata per crearsi una vita migliore altrove? Di una nazione che si fa comandare da Genny La Carogna? Di una nazione dove la corruzione è normale? O che dopo 150 anni di unità nazionale non è riuscita a sollevare le sorti del Mezzogiorno, a differenza di quanto fatto nella Germania Est? Mi vergognerei di una nazione che non sa liberarsi di mafia e camorra, che non è stata capace di affrontare la globalizzazione in modo intelligente creando opportunità per tutti, a differenza della Germania che ci lascia a bocca aperta con centri di ricerca, industrie specializzate, progressi nella tecnologia, ricchezza diffusa. Vuole fare Matteo Renzi qualcosa di cui essere fieri? Crei una supercommissione indipendente sull’Italia rinnovabile che non si pieghi ad ENI, ENEL e investitori petroliferi e che studi come sfruttare al meglio le nostre risorse. E poi vada in Europa e dica: invece di fare affidamento su South Stream e Gazprom, abbiamo deciso di fare una Energiewende italiana, con programmazione pluriannuale, interventi mirati, risparmio energetico, educazione del cittadino, e abbiamo in programma di superare la Germania, il leader mondiale delle rinnovabili. Così si dovrebbe fare. Ma questo prevede coraggio e lungimiranza e voler contrastare con i poteri forti. E’ molto più facile dare la colpa a quegli sventurati uomini e donne di Basilicata – e di Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna – che devono eroicamente combattere per difendere quotidianamente i propri mari, la propria aria, le proprie vite, i propri figli. Inclusi quelli di Matteo Renzi.
Qui storie di vite quotidiane spezzate nella Basilicata al petrolio
Mi chiedo se ci sia mai stato nell’Italia al petrolio Matteo Renzi, se abbia parlato con chi vive sulla sua pelle questi raddoppi, e se sia mai chiesto perché ci sono “tre, quattro comitatini” opposti alle trivelle. Beh, intanto è irrispettoso parlare così di chi magari l’ha anche votato, dandogli fiducia. E a prescindere dalle parole, Renzi dovrebbe sapere che per star li a contrastare Eni, Shell, lobbisti e politici corrotti, ci vuole energia, dedizione, sacrifici, tempo sottratto alle proprie famiglie e ai propri interessi.
Pubblicità Uno non si mette a fare la guerra alle estrazioni di petrolio perché non ha niente da fare. E’ stancante, porta a rinunce importanti, e ci vuole veramente pazienza e coraggio perché attacchi e insulti gratuiti non mancheranno. E se uno fa tutto questo è perchè è animato da un ideale grande, e ci crede davvero a voler lasciare alle generazioni future qualcosa di meglio. La Basilicata al petrolio è la regione che nonostante tutte queste supposte royalties e 40,000 posti di lavoro, non riesce a frenare la piaga dell’emigrazione, della povertà, della disoccupazione. La Basilicata al petrolio sono anni ed anni di rifiuti petrolfieri dispersi dalla Total fra i campi di ortaggi di Corleto Perticara in silenzio, è il lago Pertusillo inquinato da idrocarburi, è il petrolio nel miele delle api. Ecco, di queste cose qui io mi vergognerei, prima ancora che con l’Europa, con i lucani, che non hanno fatto niente di male se non essere accondiscendenti 15, 20 anni fa ed accettare tutte le promesse che venivano loro propinate senza porsi domande finché i veleni non sono entrati nelle loro vite quotidiane. E allora uno dice, ma come dobbiamo fare? Beh basta solo guardare a chi ha già fatto cose grandi. La Germania ha la sua Energiewende e record su record in termini di energia rinnovabile, hanno appena approvato una moratoria sul fracking fino al 2021, non fanno tagli retroattivi sulle rinnovabili, attirandosi l’ira degli investitori resa pubblica dalle pagine del Wall Street Journal. Nel 2012-2013 gli impiegati tedeschi nel settore delle rinnovabili erano 370,000, senza che nessuno fosse esposto a fumi tossici di raffinerie e pozzi di petrolio.
La Merkel ha detto che il suo governo “rejects the application of toxic substances” nelle estrazioni di petrolio e di gas. Mica lei si vergogna di questo? Si’ è vero in Germania hanno potenti coalizioni di produttori di birra e il ministro per l’ambiente Barbara Hendricks che ha messo pressione al governo contro il fracking, ma questo è un limite dell’Italia in cui le lotte per il bene comune sono lasciate ai volontari, mentre tutti gli altri tacciono. Il nostro ministro Gianluca Galletti dice di non volere veti sul petrolio perché “ci serve”. Ipse dixit. Ecco, io mi vergognerei con l’Europa di avere un paese con infinità potenzialità in termini di energia rinnovabile e di stare ancora qui ad insistere con quel poco e scadente petrolio di Basilicata. E visto che ci siamo: vogliamo continuare con le cose di cui vergognarci con l’Europa? Di quel flusso sfrenato di giovani che lasciano l’Italia con biglietto di sola andata per crearsi una vita migliore altrove? Di una nazione che si fa comandare da Genny La Carogna? Di una nazione dove la corruzione è normale? O che dopo 150 anni di unità nazionale non è riuscita a sollevare le sorti del Mezzogiorno, a differenza di quanto fatto nella Germania Est? Mi vergognerei di una nazione che non sa liberarsi di mafia e camorra, che non è stata capace di affrontare la globalizzazione in modo intelligente creando opportunità per tutti, a differenza della Germania che ci lascia a bocca aperta con centri di ricerca, industrie specializzate, progressi nella tecnologia, ricchezza diffusa. Vuole fare Matteo Renzi qualcosa di cui essere fieri? Crei una supercommissione indipendente sull’Italia rinnovabile che non si pieghi ad ENI, ENEL e investitori petroliferi e che studi come sfruttare al meglio le nostre risorse. E poi vada in Europa e dica: invece di fare affidamento su South Stream e Gazprom, abbiamo deciso di fare una Energiewende italiana, con programmazione pluriannuale, interventi mirati, risparmio energetico, educazione del cittadino, e abbiamo in programma di superare la Germania, il leader mondiale delle rinnovabili. Così si dovrebbe fare. Ma questo prevede coraggio e lungimiranza e voler contrastare con i poteri forti. E’ molto più facile dare la colpa a quegli sventurati uomini e donne di Basilicata – e di Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna – che devono eroicamente combattere per difendere quotidianamente i propri mari, la propria aria, le proprie vite, i propri figli. Inclusi quelli di Matteo Renzi.
Qui storie di vite quotidiane spezzate nella Basilicata al petrolio
PETROLIO IN BASILICATA 2 agosto 2014 da "IL QUOTIDIANO della Basilicata"
«Non estraiamo in Basilicata
per paura di quattro comitatini»
Il presidente del consiglio: «Mi vergogno di discutere di energia a livello europeo». Ma il governatore lucano Marcello Pittella frena: «La Lucania deve essere prima risarcita
dallo Stato»
dallo Stato»
Matteo Renzi
POTENZA - Renzi minaccia di raddoppiare le estrazioni
in Basilicata, ma Pittella frena i “sogni” del Premier.
Una domenica complicata per le vicende energetiche tra
Basilicata e Governo. Si profila un braccio di ferro?
Difficile da ipotizzare. Ma non è scontato il contrario.
La questione nasce in seguito a un’intervista rilasciata
dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi a Maria Teresa
Meli del Corriere della Sera. Si parla a largo respire delle
vicende europee e nazionali non disdegnando nemmeno
quanche incursione nel calcio. Ma poi c’è la domanda delle Mieli sul doppio tavolo europeo e nazionale sul
quale gioca Renzi. La risposta del premier non lascia dubbi: «È impossibile andare a parlare di energia e
ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi
vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South
Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila
persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini».
Proprio così. Il premier cita la Basilicata e parla di raddoppio della produzione di petrolio. Un tema che
scotta in Basilicata. Da Viggiano alla Val d’Agri, al Metapontino fino a Via Verrastro con il presidente
della giunta regionale Marcello Pittella che da settimane ha avviato una querelle istituzionale per sottrarre le
royalties del petrolio dal Patto di stabilità.
Una vicenda delicata quella dello sforamento del patto che intanto è già diventata legge regionale con
l’approvazione del Consiglio che ha sposato a maggioranza la battaglia di Marcello.
Ovviamente lo sforamento dell’austerità imposta dall’Europa voluto dal governatore lucano è solo la punta
dell’iceberg. Marcello Pittella lo ha ribadito più volte: la Basilicata si può giocare un partita importante in
termini di risorse e infrastrutture per il “servizio” energetico che offre all’Italia. Questo in termini di pace.
In termini di “guerra” lo stesso Pittella ha sempre fatto chiarire che per difendere gli interessi della Basilicata è
pronto a tutto.
E la frase di Renzi al Corriere preoccupa. Non c’è dubbio. Da parte sua però il presidente della Regione
reagisce
con cautela. Non si allarma. Ma chiarisce con un tweet: «Matteo Renzi saprà immaginare uso virtuoso risorse
per la Basilicata e l’Italia. Ma la Regione attende prima il risarcimento».
Poi spiega più dettagliamente che «la voglio prendere in positivo. Mi sembra utile spostare tutte le questioni in
termini europei». Stimolato sulle dinamiche però chiarisce: «Ovviamente per il resto voglio essere chiaro.
Lo Stato ha un debito nei confronti della Basilicata in termini di risorse energetiche». Il messaggio è chiaro:
prima di parlare di qualsiasi altra cosa Pittella chiede che lo Stato ripaghi la Basilicata per tutto quello che già
stato e per le promesse non mantenute in termini di infrastrutture e posti di lavoro.
Ci sono quindi le parole forti di Renzi sui “comitatini” che bloccherebbero il raddoppio delle estrazioni e sulla
volontà di non temerli. Su questo Pittella è duro: «Non siamo certo un comitato». E quindi fa intendere
che la questione è ben più complicata essendoci sul tavolo una trattativa ufficiale tra Stato e Regione
(la visita del ministro allo Sviluppo Guidi è datata un mese fa) e che si parla della dignità di un popolo intero
e di una istituzione.
Ovviamente non c’è nulla di concreto. Sono parole. Quelle di Renzi al Corriere della Sera e il commento di
Pittella. Non ci sono ancora atti sul tavolo. Ma l’attenzione è alta già. Per il resto non ci sono commenti sulla
vicenda. Tranne il dirigente lucano di FdI, Donato Ramunno che sui social scrive: «Caro Matteo Renzi, se
dobbiamo sfruttare ulteriormente l'energia e l'ambiente della Basilicata, si devono avere ricadute
economiche ed occupazionali prima di tutto per i lucani, visto che Parli di 40mila posti di lavoro (...)».
PETROLIO IN BASILICATA 2 agosto 2014 dalla "NUOVA DEL SUD"
Petrolio, Renzi insiste: basta no alle estrazioni
- 02 Ago 2014
- Scritto da Mimmo Parrella
POTENZA- In attesa di vederlo in Basilicata, il premier Renzi è indaffarato in mille problemi e si limita ad evocare la piccola Svizzera del Sud. Dalle riforme che frenano al Senato all’economia che va peggio del previsto. Opposizioni e fronda interna prendono fiato, ma il treno va avanti.
Nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, un altro messaggio alla Basilicata e al parlamento impegnato nella riforma anche del Titolo V della Costituzione. Mano libera sulle estrazioni petrolifere e sull’energia. Insomma, Regione richiamate all’ordine. Intanto, si lavora allo Sblocca Italia composto da 10 capitoletti per “sbloccare cantieri, per grandi e piccole opere ferme e già finanziate sbloccabili con semplificazioni e interventi ad hoc, che attiva risorse per 30 miliardi di euro euro» e «il 57% delle risorse sono private». Parole di speranza in un momento delicato per l’economia e le finanze pubbliche, oltre che per una disoccupazione che non accenna a rallentare. Ma Renzi ieri ha toccato di nuovo il tasto del petrolio. Non una quisquiglia, ma la molla per rilanciare il Paese, limitando le importazioni di greggio e gas (come sta facendo anche Obama in Usa), implementando la ricerca “indigina”.
“Abbiamo un acquisto energetico dalla Russia all’Angola e al Mozambico e non sfruttiamo quello che abbiamo.
“Abbiamo un acquisto energetico dalla Russia all’Angola e al Mozambico e non sfruttiamo quello che abbiamo.
PETROLIO IN BASILICATA da "PRIMA PAGINA di IVS"
Renzi, le sue balle, e i ‘comitatini’ del gas e del petrolio
da Massimo Rodolfi / In Attualità, Politica /
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervistato da Maria Teresa Meli del Corriere della Sera, ha dichiarato: “È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa, se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno ( e fin qui andiamo bene, nota dell’autore) di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia, e dare lavoro a 40 mila persone, e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”
Caro Renzi, io non ho l’abitudine di insultare le persone, ma quando sento parole di questo tipo, espressione di unapresunzione e di una prepotenza assolute, la voglia mi verrebbe, mi arresto di fronte alla carica di uno Stato, nel quale vorrei riconoscermi, anche se ormai, proprio grazie a voi, traditori del popolo italiano, avremo sempre più snaturataanche la nostra Costituzione, quella che era la più bella del mondo.
Come ti permetti Renzi, di essere tanto tracotante? Credi di averne il permesso perché hai avuto un buon risultato elettorale, grazie alla balle che racconti? Hai presente di cosa stai parlando? Lo sai che i ‘comitatini’ come li chiami tu, sono gli unici ormai, che difendono un territorio sempre più violato dagli arraffoni, coperti da politici corrotti e compiacenti… proprio quelli che dici di voler combattere… appunto… dici!
Apriamo pure le porte al fracking e a pratiche devastanti ed inquinanti, tanto lo sta facendo anche il tuo amico Obama, con risultati che non sono proprio noti a tutti, ma che di sicuro non fanno la felicità delle popolazioni che devono sopportare tutto questo.
Purtroppo la gente, complici i media che polarizzi, tu e il tuo centro di potere, ti da credito, anche se ormai il 50% degli italiani manco va a votare. E anche qui in Emilia, dove dovremmo rivoltarci invece di votarti, sono troppo poche le persone che sanno veramente che cosa state facendo sotto i nostri piedi. E al prossimo terremoto dovremosopportare le vostre passerelle, blindate tra polizia e guardie del corpo, fatte tanto per scroccare voti, tanto per continuare ad avere le tangenti dai petrolieri che vi fanno ballare come burattini.
Dio, quanto staremmo meglio se ci svegliassimo veramente e vi mandassimo tutti a quel paese, non il nostro. Ma nemmeno a quel paese, va, che fareste dei danni anche lì! Facciamo che vi levate di torno, punto e basta. Ma ricordati Renzi, la tua tracotanza non potrà durare in eterno, e mi sa che anche se ci vorrà tempo, prima o poi, anche gli italiani si sveglieranno, quindi, dateci dentro finché potete, perché prevedo una brutta vecchiaia per voi arrampicatori sociali!
Ps. Bastava “Io mi vergogno”, invece di quello che hai dichiarato dopo…
PS2 E smetterla col petrolio, no?!
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