venerdì 26 dicembre 2014
venerdì 19 dicembre 2014
Si cultura No petrolio - IL TOTEM NERO -
Domenica 21 dicembre Montemurro
Presentazione del libro " IL TOTEM NERO "
Sviluppo e conflitti in Basilicata”di Enzo Vinicio Alliegro, docente di Scienze Etnoantropologiche dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
Sviluppo e conflitti in Basilicata”di Enzo Vinicio Alliegro, docente di Scienze Etnoantropologiche dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
mercoledì 17 dicembre 2014
Si cultura No petrolio: CONVEGNO A MONTESCAGLIOSO 18 dicembre 2014
Presso il Teatro della Chiesa di S. Lucia Montescaglioso (Matera) si terrà un incontro, alle ore 18,00, con il costituzionalista Enzo Di Salvatore, Gianni Fabbris di Altragricoltura e Francesco Masi, coordinatore nazionale NoTriv.
martedì 16 dicembre 2014
La Basilicata sul piede di guerra contro il decreto 'Sblocca Italia' che permetterà alle compagnie petrolifere di gestire per 30 anni il territorio lucano senza nessuna concertazione con la Regione.
L'inchiesta di Gaetano Pecoraro da Piazza Pulita (La7)
Per guardare il video clicca il link qui sotto
venerdì 12 dicembre 2014
Si cultura No petrolio
Sabato 6 Dicembre, in occasione di un incontro sullo sblocca Italia a Lauria, il Presidente della regione Basilicata, Marcello Pittella viene contestato da un gruppo di cittadini appartenente alla rete dei "comitatini".
lunedì 8 dicembre 2014
I LUCANI CHE CAMPANO TROPPO
Da Basilicata24, del 6 dicembre 2014 di Andrea Spartaco
REPORTAGE DA POTENZA
PER GUARDARE IL VIDEO CLICCATE SOTTO
http://basilicata24tv.com/attualita/lucani-campano-reportage-potenza-223.php
http://basilicata24tv.com/attualita/lucani-campano-reportage-potenza-223.php
domenica 7 dicembre 2014
ENERGIA, SCIENZIATI CONTRO SBLOCCA ITALIA "INVESTIRE SULLE RINNOVABILI, NON SUL PETROLIO"
Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto
DA L'ESPRESSO DEL 17 OTTOBRE 2014 di Francesca Sironi
Sono seri. Ultraseri.
Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. Un professore di Bologna, Alberto Bellini, ingegnere elettromeccanico. Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte.
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Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale. L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti». Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare. «Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».
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«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »
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Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo». Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtep, queste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare». Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA
martedì 2 dicembre 2014
TROPOS
Rubrica di approfondimento politico, sociale e culturale.
"Coloro che si proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare necessariamente la soppressione".
Norberto Bobbio " Destra e Sinistra "
Ragioni e significati di una distinzione politica
Donzelli 2009
RIFLESSIONI SULLA SINISTRA E SU QUELLO CHE E' DI SINISTRA.
di Francesco Paolo Calciano da: Il Quotidiano della Basilicata del 28 Novembre 2014
Essere di sinistra è condividere un’idea di solidarietà, è lottare per una distribuzione non diciamo equa, ma per lo meno accettabile della ricchezza di un Paese. Oggi vi è una sproporzione notevole tra gli emolumenti di un manager e quelli di un lavoratore. Ieri così non era. Oggi la politica veleggia in un ambito di privilegi vari, assurdi, non solo a livello centrale, ma anche a livello periferico. La politica non è un mestiere, non è una professione, ma dovrebbe essere un SERVIZIO verso i cittadini. Ci può stare anche l’ambizione, in positivo, di misurarsi a risolvere i problemi dei cittadini. E’ di sinistra preoccuparsi del lavoro, del futuro delle nuove generazioni, dei lavoratori, dei pensionati, soprattutto delle fasce più disagiate. E’ di sinistra lottare contro i privilegi, dire che il cumulo di pensioni d’oro non è accettabile, che in questi casi occorre rivedere gli importi e chiedere un contributo maggiore per le casse dello Stato. E’ di sinistra un prelievo fiscale equo e in questo ritenere che la patrimoniale non sia una parolaccia, ma una misura di equità. E’ di sinistra ritenere che i reati fiscali debbano divenire di tipo penale, che il politico che commette tali reati va allontanato per sempre dalla scena politica e a costui non vada riconosciuto alcun beneficio legale, considerando la gravità di un crimine fiscale commesso da chi rappresenta le istituzioni. E’ di sinistra chi cerca di creare le condizioni affinché l’industria resti in questo Paese e non de localizzi. E di sinistra chi “s’arrabbia e non capisce” le comode politiche industriali di chi trasferisce la sede legale e fiscale della propria industria in altri Paesi.
E’ di sinistra il politico che cerca di affrontare le politiche del lavoro, preoccuparsi, oggi, delle acciaierie italiane, operare in tutti i modi affinché non vadano via, ricorrendo anche alla nazionalizzazione. Il liberismo selvaggio, non è di sinistra. Pensare che uno Stato, in modo diretto cerchi di governare alcune politiche industriali strategiche, energia, acciaio o altro, non è un ritorno al passato. In economia non vi è una sola teoria economica. Il liberismo tout court è una ’scelta politica di destra. E’ di sinistra cercare un’intesa, negli ambiti industriali strategici, tra Governo, sindacato, industriali, per cercare di far condividere il problema e trovare insieme le strategie migliori per venirne a capo. E’ di sinistra rendere la normativa per artigiani, commercianti, industriali semplice, non costosa, snellendo il tutto con una reale semplificazione, con una facilità dell’accesso al credito e con misure tese a favorire l’assunzione dei giovani. E’ di sinistra il politico che mantiene un contatto quotidiano con i cittadini, i loro problemi, che vive una vita “normale” in modo da avere sempre la rappresentazione reale di quello che accade. E’ di sinistra chi reputa prioritario l’investimento in scuola, ricerca, sviluppo, innovazione. E’ di sinistra pretendere trasparenza assoluta nella pubblica amministrazione. E’ di sinistra operare analisi chiare, non comode, facendo, se occorre il mea culpa. Alle elezioni regionali oltre il 60% non ha votato in Emilia Romagna, il 55% in Calabria. Vorrà dire qualcosa. Sintomatico il fatto che si è votato in due Regioni in modo anticipato per motivi ben chiari. Hanno vinto sicuramente gli eletti. Politicamente ha vinto anche la Lega Nord. Populisti certamente. Facile il populismo in tempi di crisi, si potrebbe obiettare. I cittadini non demonizzano la Lega Nord. Il suo populismo trova consensi nel vuoto della politica, ma questo è da attribuirsi agli attori che ora animano lo scenario politico. La gente è sfiduciata, “si è rotta” letteralmente di tutto, non ne può più di abolizione del Senato, Italicum, patto del Nazareno, e così di seguito. E’ di sinistra chiedere l’abolizione dei privilegi dei politici.
E’ di sinistra contestare il costo eccessivo della politica, contestare quelle pratiche che consentono benefici ai rappresentanti di cariche istituzionali anche dopo che hanno terminato il mandato. E’ di sinistra discutere con le forze sociali a iniziare dai rappresentanti dei lavoratori, degli studenti, dei lavoratori con meno diritti, dei disoccupati. E’ di sinistra meravigliarsi di un Governo più propenso a dialogare con gli industriali che con i rappresentanti dei lavoratori. E’ di sinistra meravigliarsi, anzi arrabbiarsi per la legittimazione politica del massimo rappresentante della forza di centro destra, degli accordi fatti. E’ di sinistra chiedere ancora oggi un accordo in Parlamento chiaro, alla luce del sole con il Movimento 5 Stelle sui problemi reali, partendo dalle scelte economiche e da tutto ciò che rientra nell’etica della politica. E’ di sinistra ritenere la parità di genere un diritto della donna. E’ di sinistra ritenere prioritaria la lotta alla delinquenza organizzata ealle persone a esse contigue. E’ di sinistra ritenere la solidarietà a livello mondiale un valore e non un costo. E’ di sinistra richiamarsi a ideali di libertà, uguaglianza, solidarietà. E’ di sinistra riconoscersi in Gramsci, Pertini, Terracini, Berlinguer, Che Guevara per i più giovani. E’ di sinistra lottare per la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione dei popoli, indignarsi di fronte a soprusi, violenze. E’ di sinistra chiedere un’Europa politica. E’ di sinistra chiedere che gli investimenti siano dati alla produzione e non alla finanza. E’ di sinistra chi reputa che la libertà non si esporta con la guerra, ma con il grano. E’ di sinistra chiedersi se in questo Paese ci sia oggi la sinistra.
lunedì 1 dicembre 2014
SI CULTURA NO PETROLIO
TUTTI A POTENZA
Giovedì 4 Dicembre 2014
Piazza Don Bosco ore 9.30
Giovedì 4 Dicembre 2014
Piazza Don Bosco ore 9.30
Ad oggi 57 sindaci lucani su 131 hanno deliberato la richiesta di impugnazione del decreto "Sblocca Italia".
Il numero aumenta ed è quotidianamente aggiornato sul sito della OLA.
Eclatante continua ad essere il caso della città di Matera, il cui consiglio regionale si è scisso in due, ma che continua ad essere allineato alle decisioni del governo regionale e nazionale.
Tocca anche alle nostre associazioni fare pressione presso le istituzioni locali affinché i sindaci distratti e riluttanti possano adeguatamente essere informati ed agire di conseguenza.
Dopo la raccolte firme e gli appelli (il nostro ha l'adesione di 140 associazioni lucane!!!), d'ora in avanti occorre scendere in piazza e chiedere il coinvolgimento sempre maggiore. La Basilicata oggi fa notizia ed è tra le poche regioni che hanno alzato la testa. Vi invitiamo pertanto alla manifestazione di protesta "I quattro comitatini" che si terrà giovedi 4 dicembre a Potenza.
L'appuntamento è alle 9,30 del mattino in Piazza don Bosco. Il corteo percorrerà le strade cittadine con arrivo in via Verrastro, sede del palazzo della Regione.
domenica 30 novembre 2014
CRONACA DI UNA SETTIMANA SULLA NOMINA DEL NUOVO ARCIVESCOVO
Giovedì 27 Novembre 2014, sulle pagine della Gazzetta di Basilicata, è riportato un articolo a firma di Alessandro Boccia dal titolo: " La Diocesi senza vescovo da un anno, lancia un appello a Papa Francesco". La storia è nota: è in gioco l' Arcidiocesi di Acerenza, la più antica ed estesa della Basilicata e una delle più antiche dell'Italia meridionale. Anche qui, è riportato " l'accorato appello a Papa Francesco" affinchè nomini il nuovo Arcivescovo, dando così seguito alla raccolta di firme realizzata di recente ed ora pronte ad essere spedite. Il Comitato Civico, che è composto da fedeli, associazioni, partiti, sindacati, ha condiviso per venerdì 28 novembre un incontro con il Presidente della Provincia di Potenza, Nicola Valluzzi, e con i Sindaci di tutti i comuni della Arcidiocesi che qui ricordiamo: Laurenzana, Cancellara, Calvello, Genzano di Lucania, Oppido Lucano, Anzi, Pietrpertosa, Pietragalla, Palazzo San Gervasio, San Chirico Nuovo, Tolve, Brindisi di Montagna, Trivigno, e Vaglio di Basilicata. Nella missiva che sarà inviata anche al Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei vescovi, e a mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, è stato chiesto che non venga cancellata l' Arcidiocesi di Acerenza.
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Il Tg3 Basilicata delle ore 14,00, (dopo aver dato per certo, qualche settimana fa," l'accorpamento alla diocesi di Tricarico"), con un servizio curato da Edmondo Soave, ignorando completamente l'iniziativa dei cittadini e di tutte le associazioni ed amministrazioni coinvolte, faceva da contraltare riportando i versi che vi riassumo: " in ambito ecclesiale bocche cucite .... ma il - segreto - gira sulle bocche tra preti, ognuno citando diverse fonti romane sulla riforma delle diocesi che questa volta, potrebbe partire veramente, a iniziare da Acerenza, sede vacante da quasi un anno....". Poi continua: " nessuna soppressione nè accorpamento, sarebbe troppo, ma una unione in - persone episcopi - ovvero lo stesso Vescovo per due diocesi sull'esempio di Muro Lucano ". Ed ancora: " il desiderio di Papa Francesco è quello di ridurre il numero delle diocesi e quella di Acerenza che vanta un glorioso passato può contare su una popolazione di appena 40.000 abitanti dispersi in 17 paesi polvere, con un presbiterio di una quarantina di preti. L'occasione potrebbe essere la nomina del nuovo vescovo di Potenza per i raggiuti limiti di età da parte di mons. Superbo e quindi il successore potrebbe assumere la guida delle due diocesi. Conclude il servizio con queste parole: " una riforma perfettamente identica a quella ipotizzata fu tentata già nel 1966, quando mons. Ursi era stato nominato coadiutore successore del patriarca Bertazzoni, mantenendo contemporaneamente la diocesi di Acerenza, sulla carta una operazione perfetta, in concreto un clamoroso flop. Ma da allora è passato troppo tempo ed insieme ad una consapevolezza maggiore è cresciuta forse una sostanziale stanchezza".
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Venerdì 28 Novembre alle ore 15.30, si è tenuto (come già detto) presso la sede della Provincia di Potenza, un incontro tra il Comitato Civico " pro vescovo " della diocesi di Acerenza e i sindaci della stessa, alla presenza del Presidente della Provincia Nicola Valluzzi. Il Comitato Civico ha sottoposto ai presenti un documento già condiviso dalle associazioni acheruntine e ha per oggetto, l'intento di "non cancellare per una logica di numeri, una storia millenaria come quella della nostra diocesi".
domenica 23 novembre 2014
L'EMERGENZA E' CONTINUA. LECCEZIONALITA' E L'IMPREVEDIBILITA' ORMAI LA NORMA
Tratto da "Oggi" del 21 Novembre 2014
di Francesco Paolo Calciano
L’emergenza continua. Cercasi POLITICA. Disastri ambientali si susseguono periodicamente. La risposta è spesso una: task force, siamo amanti delle terminologie estere, commissioni, commissari, esperti, super esperti, indagini e via discorrendo. Si creano organismi per l’emergenza, poi nei momenti cruciali spesso si vedono solo i giovani e i cittadini animati da tanta buona volontà. Trovare il responsabile è un artificio che rende perplessi chi attende di sapere qualcosa. Il responsabile è di solito indefinito: l’eccezionalità dell’evento, l’imprevedibilità, oggi anche la burocrazia. Si vive in un periodo di vacche molto magre per alcuni, soliti noti. I dati parlano di un Paese fermo dal 2011. Le risorse finanziarie non ci sono per la prevenzione, per una messa in sicurezza di un territorio particolare, che è divenuto molto a rischio per scelte degli uomini non dell’indefinito, quale la cementificazione selvaggia e senza regole, la non manutenzione di fiumi, torrenti, argini, spiagge e via discorrendo, la particolarità di terreni che necessitano d’interventi sostanziosi per non franare. Indispensabile una politica della tutela del territorio dell’intero Pese, con una programmazione che guardi al futuro, iniziando dalle tante criticità. Questo è il campo della politica, o dovrebbe essere. Guardare non solo al presente, ma al futuro per dare tranquillità e certezze ai cittadini. Un’opera di questo genere darebbe tra l’altro LAVORO, OCCUPAZIONE immediata a tanti, dai ricercatori agli operai favorirebbe l’economia del Pese, darebbe risposte, pur parziali ad artigiani e piccole industrie. Il ritornello, o per dirla con il loro linguaggio, il refrain è il solito, non ci sono risorse da investire nella prevenzione e nella gestione oculata del territorio. Traduzione forse semplice, banale per noi comuni mortali che apparteniamo al mondo delle persone sempliciotte, che ci chiediamo: non si può investire, programmare per evitare che gli eventi accadano, e quando sono accaduti, la cronaca di questi giorni non ammette commenti, allora si devono necessariamente trovare le risorse per la “somma urgenza”, per l’emergenza, anche seguendo procedure che lo stato d’urgenza richiede. Si spendono risorse per tamponare la falla, ma il problema resta. In attesa del nuovo evento. Ora qualcuno potrà pensare. La descrizione fatta ci porta a un racconto kafkiano, surreale. Non può essere quello che accade nel “belpaese”, in Italia. Sarà solo un racconto via. Non può assolutamente essere che un Paese civile, moderno, europeo, un Paese che vanta tanto dal punto di vista paesaggistico, ambientale. Un Paese che deve far riferimento a questi temi, a questi aspetti, far credere che questo Paese che deve vivere anche di turismo, ambiente, paesaggi, ebbene non tuteli i suoi luoghi (Pompei insegna), il suo territorio (la mappa dei disastri e dal Nord al Sud, isole comprese). Non può essere. Quello che mostra la cronaca è forse solo un reality. E’ mostrare quello che accade laddove ci s’improvvisa nella gestione della “res pubblica”, dove non c’è una cultura della prevenzione, della programmazione, dove non si riesce a vedere di là dal proprio naso! Adolescenti, giovani, ragazzi, ragazze, cittadini comuni a spalare. Giovani a ripulire anche i luoghi della cultura, oggi come ieri a Firenze, come sempre per quel che attiene al loro essere. Dovrebbero i rappresentanti politici dal centro fino alla periferia non fare passerelle e dire ritualità, ma rimboccarsi le maniche accanto ai cittadini, per “vivere in prima persona” una quotidianità che è lontana mille miglia da un certo modus vivendi, per capire, vedere, ascoltare, quello che accade, rendersi conto con i propri sensi di una realtà che richiede una forte presa di coscienza e di misure conseguenti. Occorre trovare forse altri attori. Il racconto dei modi decisionali che avviene da decenni da noi non va, non è una buona rappresentazione. Occorre cambiare compagnia, attori, sceneggiatori. Non solo. Basta con la pletora e la moltiplicazione degli interventi legislativi, normativi, delle leggi, delle circolari e via discorrendo. Non è la quantità della produzione, ma la qualità da una parte, la semplificazione dall’altra e la certezza. Guardiamo umilmente ai Paesi che su questo possono essere un punto di riferimento.
LO "SCIOPERO"
Lo sciopero degli anni sessanta ad Acerenza, in realtà fu una "feroce" protesta per scongiurare la soppressione della diocesi. La mancata nomina del nuovo arcivescovo gettava una pietra tombale sulla diocesi più antica ed estesa della Basilicata e che aveva già dato un papa con Urbano VI, nominato arcivescovo metropolita di Acerenza e Matera dal 1363 e scelto pontefice all'unanimità, l'8 Aprile 1378. Queste immagini raccontano di un corteo guidato da don Michele Gala che attraversò le vie più importanti del paese e nelle quali si gridò a gran voce la decisa volontà degli acheruntini. La testimonianza di Canio Tiri a distanza di quasi mezzo secolo è ancora lucida nel raccontare quei giorni movimentati, " .. la cosa non piacque molto alle forze dell'orine, ma nulla fermò la decisa volontà del popolo".
Per il servizio completo vai al sito acerenzadalvero.it clicca qui
domenica 16 novembre 2014
CRACO, PRIMO COMUNE IN BASILICATA A DELIBERARE CONTRO LO SBLOCCA TRIVELLE
Pubblicato da
Giovanna Bellizzi
https://www.facebook.com/groups/1460013130954019/permalink/1491286351160030/
"Io come gli altri sindaci siamo Autorità Locali di Protezione Civile , io sono come altri sindaci lucani anche Autorità Locale di Pubblica Sicurezza ma denuncio che non ho mai ricevuto il Piano di gestione delle emergenze di tali infrastrutture";
Petrolio sicurezza dei cittadini e del territorio: ora si faccia il referendum e si dia ai cittadini della Basilicata il potere di decidere sul loro futuro. Un vero e proprio temporale si abbatte in questi giorni sui politici lucani che in questi mesi e in questi anni hanno sempre banalizzato e minimizzato l'impatto che le attività estrattive hanno sul territorio e la popolazione della nostra regione.
Insieme allo sblocca Italia , contro di loro si sono messi i sindaci e le amministrazioni comunali ,ormai tante,che chiedono a Pittella di impugnare gli articoli 36/37/38 , un grande movimento degli studenti , delle associazioni ambientaliste , studiosi e intellettuali , associazioni culturali artisti . Mancano il Ministero dei Beni culturali , mancano gli ordini dei medici e i medici di questa regione che stanno in silenzio. Certo mancano città significative come Matera e Potenza: siano coraggiosi Adduce e De Luca , uno aspetta i soldi delle royalties per dare attuazione all'accordo di programma per Matera 2019 , l'altro li aspetta per risanare il bilancio cittadino frutto della dissipazione storica di finanza pubblica del capoluogo di regione. Dopo avere perso oltre 100 milioni di fondi europei per i loro PISU le due città dimostrino anche loro come faccio io che senza i soldi del petrolio si può fare sviluppo , loro ancor più di me possono farlo . Penso a Matera , città capitale europea della cultura che si dovrebbe organizzare per attrarre capitali internazionali , altro che gli spiccioli delle royalties petrolifere. Il maleodorante e micidiale petrolio sta travolgendo la classe dirigente della nostra Basilicata : ci mancavano anche il grave l'incidente di Pisticci e la vera e propria bomba radioattiva che emerge ormai senza possibilità di smentite ( anche sul piano scientifico non sono contestabili le acute informazioni e riflessioni dell'ottimo Andrea Spartaco) come connaturata al ciclo estrattivo. D'altronde stiamo estraendo a profondità inaudite. Alcuni dicono che la Basilicata ha sicuramente un primato : il petrolio si estrae alle maggiori profondità del pianeta, 6000 , 7000 metri underground. Stiamo distruggendo le risorse idriche sotterranee, i fiumi , molti terreni agricoli anche per lo smaltimento abusivo e illegale dei reflui che sembra molto diffuso , lo smaltimento a Tecnoparco che fa veramente ridere sul piano tecnologico , si determina ormai da tempo un vero e proprio attacco alla salute dei cittadini. Dopo l'incidente di Bernalda di 2 anni fa ora quello di Pisticci e l'Eni dice che sono attentati dimostrando banalmente che il rischio legato alle infrastrutture di trasporto del petrolio e del gas è veramente alto: io come gli altri sindaci siamo Autoritá Locali di Protezione Civile , io sono come altri sindaci lucani anche Autoritá Locale di Pubblica Sicurezza ma denuncio che non ho mai ricevuto il Piano di gestione delle emergenze di tali infrastrutture e chiedo al Prefetto di Matera di convocare con urgenza una riunione con i sindaci e la Regione. Vorrei ricordare a tal proposito che il Piano di sicurezza del trasporto dei materiali radioattivi dovrebbe essere integrato se si conferma la presenza ( nove volte superiore all'acqua potabile) di radioattività nelle fecce petrolifere che scorrazzano dalla Val D'Agri a Pisticci scalo anche nel nostro territorio comunale.
Bene , in conclusione voglio fare un appello ai miei amici politici parlamentari , consiglieri regionali e dirigenti di partito.
Facciamo subito il referendum e chiediamo ai cittadini residenti in Basilicata se vogliono un futuro di tormenti e dolori, nero e oleoso come il petrolio o un futuro di serenità , salute e sviluppo nella libertà e trasparenza. Se vince il petrolio io mi rassegno ed eventualmente me ne vado, se vinciamo noi loro si rassegnino e in alternativa se ne vadano.
Pino Lacicerchia , Sindaco di Craco
domenica 9 novembre 2014
CULTURAVERSUSPETROLIO
Non è passato molto tempo da quel fatidico venerdì 17 Ottobre, quando il Ministro Franceschini ha annunciato, a nome della commissione giudicante europea, che Matera era la città italiana designata a ricoprire l’ambito ruolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019. Un risultato straordinario, frutto del lavoro di un’intera comunità, quella lucana, che attorno ai temi della candidatura ha saputo ritrovare coesione ed unità di intenti, cosa tutt’altro che semplice alle nostre latitudini. Tutto lo scenario creativo lucano (che annovera tra le sue fila numerose partite iva, un sensibile numero di lavoratori ed un considerevole volume di affari) rappresentato da enti profit e non profit (associazioni, imprese culturali, etc.) è stato parte integrante di questo percorso verso un open future che non dobbiamo più subire, ma che noi stessi intendiamo realizzare. Il governo ha poi ratificato l’indicazione della commissione, premiando l’idea di un modello economico costruito sulla cultura: cultura come ricerca di un nuovo modo di essere comunità, di essere abitanti culturali, in armonia con lo spazio nel quale operiamo. Purtroppo, negli stessi giorni, il governo sta tragicamente investendo, dando segno di un’evidente dissociazione, su un’idea vecchia di sfruttamento di questo nostro territorio, ricorrendo al petrolio: con il D.L. n. 133 del 12 settembre 2014 cd. Sblocca Italia di fatto si liberalizza sull’intero territorio lucano, mare incluso, la sua estrazione avocando al Governo i poteri autorizzativi delle stesse, senza che le regioni possano esercitare le prerogative sancite dalla Costituzione. In pratica, se il decreto sarà convertito in legge di qui a poco la Basilicata sarà trivellata in lungo e largo e la ricerca e l’estrazione del petrolio lucano godrà di procedure accelerate e semplificate gestite direttamente a livello ministeriale. Nel dossier di candidatura ci sono i nostri progetti, dietro ogni singolo progetto c’è il sogno di vivere in una Regione che si è già incamminata in direzione di uno sviluppo sostenibile nel quale la cultura diventi scintilla per riaccendere le nostre terre attraverso l’agroalimentare, l’artigianato, la ripresa di piccole imprese, il turismo, valorizzando vecchi e nuovi saperi e attraendo in regione idee, talenti, investimenti e comunità di innovazione e di pensiero da tutto il mondo. Tutto questo per essere un modello diverso di sviluppo per il Sud, l’Italia e l’Europa. Non si può contemporaneamente investire sulla cultura e poi sfregiare quello spazio entro cui operare: sembra chiaro che un modello di sviluppo che basa il presente e il futuro di queste terre su un percorso incerto, potenzialmente dannoso e a breve termine (si veda al riguardo il sito webunmig.sviluppoeconomico.gov.it), non ha potuto e non potrà generare modelli alternativi ed innovativi di economie virtuose, quali invece potrebbero nascere anche dal nostro lavoro, dai nostri sogni e da quelli dell’intera comunità lucana che, raccogliendo la sfida di Matera 2019, ha fortemente scommesso sulla loro realizzazione. Per questo motivo chiediamo che la classe politica regionale, peraltro parte della storia di Matera 2019, compia i passi necessari (impugnare la legittimità del suddetto decreto o la eventuale legge di conversione davanti alla Corte Costituzionale sarebbe una risposta concreta ed efficace nell’immediato!) per farsi promotrice di un’idea diversa di crescita basata sulla comprensione profonda delle specifiche vocazioni territoriali, sulla cura del territorio e sulla fiducia e supporto nelle realtà che lavorano nell’ambito dei Beni Culturali e Socio-sanitari.
REDATTO E FIRMATO DA:
Agoraut – Senise (PZ); AID – Matera; AIL – Matera; AIPD Onlus – Matera; Al Parco, rivista dei Parchi di Basilicata;Allelammie – Pisticci (MT); Amici del Parco della Murgia Materana – Matera; Amici del Cuore – Matera; ANMIC – Matera; APD– Matera; Arteria – Matera; AISM – Matera; ASD La Fenice – Matera; Associazione Basilicata Mozambico; Associazione Materana Salute Mentale; AVIS – Matera; BRIO – Matera; Casa Netural – Matera; Centro Studi Yoga e Meditazione Al Jalil – Matera; Cecilia, centro per la creatività – Tito (PZ); Centro Tilt – Marconia (MT); Centro antiviolenza – Policoro (MT);Cinefabrica – Matera; Coop. Synchronos – Matera; CooperAttiva soc. coop. – Montescaglioso (MT); Culture Lucane Soc. Coop.– Matera; DIVA – Matera; DolceMente – Matera; Euro-net – Potenza; ENS – Matera; Ensemble Teatro Instabile – Montalbano Jonico (MT); Faber s.r.l. – Matera; Fare Strada – Matera; Federconsumatori – Matera; FIDAS Basilicata; Genitori H24 – Matera; GILS Onlus – Matera; Gli Artisti della Bellezza – Bernalda(MT); Globus Onlus – Bernalda(MT); Gommalacca Teatro – Potenza; IAC centro arti integrate – Matera; Ipogea Soc. Coop. – Matera; Il Querceto – Marsicovetere (PZ); La MandragolaTeatro – Villa D’Agri (PZ); LiberMedia – Matera; Lucania Film Festival; Lucanima – Potenza; Lucani in Perù; Materacea s.r.l.;Materahub; Matera Sports Academy; Matera International FICTS Festival; Minerva Scienza – Matera; MOM – Mamme materane all’opera; Murgiamadre Soc. Coop.- Matera; Namavista – Pisticci(MT); Network BasilicataCinema; Noeltan Srl – Potenza; Officine Frida – Matera; Onyx Jazz Club – Matera; Phonetica – Cassano Murge (BA); Potenza Film Festival; RagnatelaFolk – Matera; Respirare Sinapsi – Oppido Lucano; Rete Cinema Basilicata; SassieMurgia – Matera; Sporting Club Disable Onlus – Matera; SUD “Gigi Giannotti” – Nova Siri (PZ); Terre Joniche; UISP – Matera; UNIVOC – Grassano(MT); Women’s Fiction Festival; Vulcanica – Rionero in Vulture(PZ); Zer0971 – Potenza;
ADESIONI:
Moviementu-Rete Cinema Sardegna – Cagliari; Basilicata 1799 – Potenza; Yoga Matha – Matera; Basilicata Link – Matera;Associazione Link – Altamura; Francesca Magistro Fotografa – Colonia, Compagnia teatrale Petra – Satriano di Lucania;Matera LUG – Matera; Rossana Caglia, Out of the Ghetto – Londra; Roberto di Marzio, Mottasquiem – Matera; Tommaso Schiuma, Schiuma Post Design – Matera; Ina Macaione, docente Unibas - Matera; Ass. Il ponte sul futuro – Matera, Abito in scena – Potenza; A.S.D. NEI GONG – Matera; Centro Social Pet – Matera; Flavia Sorrentino – portavoce Unione Mediterranea- Napoli; Marco Esposito – segretario Unione Mediterranea - Napoli; Al Varco -Tramutola(PZ); Osservatorio Lucano - Lavello(PZ); Anna Longo – Matera; Associazione Corale Cantori Materani – Matera; Alma Antropologia Arte Territorio – Villa San Giovanni (RC); Il giardino degli ulivi - Marsicovetere(PZ); Associazione Medici Volontari per Lavoratori Stranieri TOLBA’ - Matera; Acerenza dal vero – Acerenza; Jazz Club Acerenza – Acerenza;
PER ADERIRE SCRIVI A: culturaversuspetrolio@gmail.com
martedì 4 novembre 2014
venerdì 24 ottobre 2014
RIVIVREMO QUESTO EVENTO?
Accoglienza all'arcivescovo Corrado Ursi |
L'ingrandimento dell'immagine e i nomi delle persone presenti, sono disponibili sul sito acerenzadalvero.it: clicca qui
venerdì 12 settembre 2014
NO DAL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA ALLE TRIVELLE DI RENZI
Dal sito olambientalista.it
A differenza dei quanto sta accadendo in Basilicata ove il Consiglio Regionale ha votato una “risoluzione” pro trivelle, per il Consiglio Regionale della Regione Puglia Renzi «non deve compromettere con la minaccia di pessimo e scarso petrolio l’economia della Puglia che si affida alle acque pulite dell’ Adriatico e dello Ionio»: è questa la sintesi del documento che il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, consegnerà al premier Matteo Renzi nel corso della cerimonia di inaugurazione della 78/a edizione della Fiera del Levante di Bari, sabato prossimo.
Il presidente del Consiglio Regionale Puglia, Introna |
A differenza dei quanto sta accadendo in Basilicata ove il Consiglio Regionale ha votato una “risoluzione” pro trivelle, per il Consiglio Regionale della Regione Puglia Renzi «non deve compromettere con la minaccia di pessimo e scarso petrolio l’economia della Puglia che si affida alle acque pulite dell’ Adriatico e dello Ionio»: è questa la sintesi del documento che il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, consegnerà al premier Matteo Renzi nel corso della cerimonia di inaugurazione della 78/a edizione della Fiera del Levante di Bari, sabato prossimo.
Il contenuto del documento è stato esaminato in un incontro svoltosi oggi alla Regione Puglia nel corso del quale Introna ha riunito gli «stati generali» del movimento anti-trivelle (Comuni e associazioni ambientaliste) che dice «no alle torri petrolifere off-shore, sì alla difesa del futuro dei pugliesi e per valorizzare la scelta della Puglia di uno sviluppo ecosostenibile».
«Ho voluto incontrare le Amministrazioni comunali e le associazioni ambientaliste – sottolinea Introna – per riflettere sul contenuto di una nota che intendo consegnare al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi» e per evidenziare che «la Puglia è leader delle produzioni energetiche rinnovabili – ma anche fossili, con le centrali di Cerano e Taranto – ed è capofila delle Regioni che hanno adottato proposte di legge alle Camere per la moratoria della ricerca di idrocarburi nei fondali». Il Consiglio regionale pugliese ha promosso un confronto del territorio «per mandare un messaggio al Governo nazionale: le scelte ambientali si fanno insieme ai pugliesi, non sulla loro testa».
«Tutte le amministrazioni comunali che si affacciano sui mari sono sulla nostra linea: testarda e intransigente contro il petrolio ma aperta al dialogo», ha sottolineato Introna. «E con la rete ambientalista abbiamo voluto affrontare i temi da illustrare al premier, per esporre le preoccupazioni sulle ricadute delle norme ‘sblocca trivelle’ contenute del Decreto Sblocca Italia. Non è un presa di posizione ideologica, ma partiamo dalla consapevolezza – sottolinea il presidente del Consiglio regionale – di offrire già un contributo maggioritario alla bolletta energetica nazionale, con la produzione da fonti fossili e rinnovabili, che supera di molto le esigenze regionali».
«Ho voluto incontrare le Amministrazioni comunali e le associazioni ambientaliste – sottolinea Introna – per riflettere sul contenuto di una nota che intendo consegnare al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi» e per evidenziare che «la Puglia è leader delle produzioni energetiche rinnovabili – ma anche fossili, con le centrali di Cerano e Taranto – ed è capofila delle Regioni che hanno adottato proposte di legge alle Camere per la moratoria della ricerca di idrocarburi nei fondali». Il Consiglio regionale pugliese ha promosso un confronto del territorio «per mandare un messaggio al Governo nazionale: le scelte ambientali si fanno insieme ai pugliesi, non sulla loro testa».
«Tutte le amministrazioni comunali che si affacciano sui mari sono sulla nostra linea: testarda e intransigente contro il petrolio ma aperta al dialogo», ha sottolineato Introna. «E con la rete ambientalista abbiamo voluto affrontare i temi da illustrare al premier, per esporre le preoccupazioni sulle ricadute delle norme ‘sblocca trivelle’ contenute del Decreto Sblocca Italia. Non è un presa di posizione ideologica, ma partiamo dalla consapevolezza – sottolinea il presidente del Consiglio regionale – di offrire già un contributo maggioritario alla bolletta energetica nazionale, con la produzione da fonti fossili e rinnovabili, che supera di molto le esigenze regionali».
giovedì 11 settembre 2014
PETROLIO IN BASILICATA
Il Tar sblocca nuove ricerche
"'L'attacco frontale delle trivelle al territorio lucano questa volta non viene dal governo Renzi ma dagli stessi apparati istituzionali regionali, colpevoli - secondo la Ola - di aver imbastito a tavolino un ''meccanismo infernale'' basato su atti amministrativi carenti e viziati, imputabili ad alcuni uffici regionali. Essi consentono oggi alle compagnie minerarie di ottenere, cosi' come e' avvenuto per l'eolico selvaggio, le autorizzazioni tramite ricorsi dagli esiti scontati alla giustizia amministrativa, con il ruolo della Regione Basilicata di Ponzio Pilato''. La Ola teme un effetto a catena per altre cinque mancate intese che potrebbero essere ''oggetto di analoghe possibili sentenze del Tar favorevoli alle compagnie minerarie''.
(Adnkronos)
TRIVELLE IN BASILICATA E SICILIA: EVVIVA LA COERENZA DI RENZI
Il futuro del nostro paese è lontano dai combustibili fossili:
il futuro del nostro paese è l’efficienza energetica,
l’innovazione e l’uso delle rinnovabili.
Matteo Renzi, 21 Novembre 2012, Le Scienze
Quando io penso che siamo in una crisi energetica che voi tutti conoscete, e abbiamo un sacco di petrolio in Basilicata o in Sicilia che non tiriamo su per problemi dei comitati di turno, io dico eh bè, vorrà dire che perderò qualche voto ma la norma per sbloccare e per tirar su il petrolio in Basilicata e in Sicilia, creando posti di lavoro in Basilicata e in Sicilia e consentendo a questo paese di vincere la sfida energetica, io la norma la faccio, anzi l’ho già fatta. Vada come deve andare”.
Matteo Renzi, 6 Settembre 2014, Rubinetterie Bresciane, Gussago (Brescia)
Evviva la coerenza!
Tutto questo lascia avviliti e affranti per la piccolezza intellettuale e per l’ignoranza di chi parla.
In Basilicata non c’è “un sacco di petrolio“. In Basilicata c’è un giacimento di petrolio che facilmente potrebbe essere lasciato sottoterra se decidessimo di usare al meglio tutto il resto: risparmio energetico, rinnovabili e intelligenza, come diceva lo stesso Matteo Renzi meno di due anni fa.
Ma poi perché Renzi ha cambiato idea? Perché ce l’ha su con i comitatini? Non lo so, ma la mia piccola esperienza nei palazzi romani mi porta ad immaginare che non sia facile resistere alle lobby, alle pressioni e alle voci di tutti quelli che con il petrolio hanno da guadagnarci sopra. Sono organizzati, hanno le tasche profonde, e non hanno niente altro da fare. Ecco allora che è più facile cedere ai petrolieri e compari, e prendersela con i “comitatini”, che chiamati così, in modo quasi spregiativo, sono solo enti astratti, e non persone, madri e padri di famiglia che lottano eroicamente contro poteri molto più grandi di loro e che vogliono sono l’aria sana. Persone nobili, direi.
In tutto questa faccenda mi fanno un po’ tenerezza – per essere gentili – i vari governatori di Basilicata e di Sicilia. Cosa diranno? Avranno il coraggio di andare contro il primo ministro e le sue scellerate politiche o invece se ne staranno buoni ad obbedire e a far quadrare il cerchio, sacrificando le proprie genti e i propri mari e i propri campi? Veramente Marcello Pittella e Rosario Crocetta non riescono a vedere la realtà lampante di Gela e di Viggiano? Veramente ne vogliono delle altre per le loro regioni?
Ma la persona che io vorrei interpellare più di tutte è Agnese Renzi.
Le chiederei: ma lei non ha figli? Pensa anche lei il futuro dell’Italia e del pianeta sia ancora nel fare buchi? Non lo vede che l’Italia è tutta densamente abitata e che non esiste una sola località da trivellare senza rovinare l’ambiente e l’abitato circostante? E se trivellassimo vicino alla scuola dei suoi figli? Vicini all’ospedale della sua città? Che ne pensa Agnese Renzi *da mamma* alle trivelle? Da mamma che vuole dare sicuramente ai propri figli tutto quello che di buono gli si può dare: la serenità, una buona istruzione, viaggi, l’apertura al mondo, il diritto di realizzarsi.
… e l’aria pulita? Perché quella no? Senza l’aria sana non c’é niente altro. Perché i bambini di Gela e di Viggiano e delle città al petrolio presenti e future non la meritano? Chi sono i petrolieri per poter prepotentemente prendersi i nostri campi, la nostra aria, la nostra salute?
Matteo Renzi conclude con “Vada come deve andare”. No. Qui non si tratta di una partita di calcio, qui si tratta di vita che è troppo preziosa per farci giochi ed esperimenti sopra da parte di un primo ministro improvvisato che ieri diceva una cosa, e oggi ne dice un’altra.
Qui Gela – Italia, teoricamente il primo mondo nel 2014
domenica 31 agosto 2014
PRESENTATO "BEPS NON DOVREBBE ACCADERE"
Quando la mente va al sorriso di una giovane presenza si pensa alla vita in tutta la sua magnificenza e non si può mai e poi mai pensare che tutto può succedere in un batter di ciglia, tutto si compie in un attimo e quello che prima era un fulgore di vita, un impeto di energia può svanire in una assenza senza fine. Ma il sorriso, quel sorriso ha determinato tanto in un tempo e uno spaio, tempo e spazio che si protraggono ora all'infinito di un ricordo di una presenza che è “fatto”, avvenimento che si protrae in un futuro a noi vicino, tangibile nella serie di eventi che nascono e si ripercuotono all'infinito nel porgere la speranza concreta che una vita, anche se recisa, reca nel suo portento altra vita da vivere nel recupero di un'azione tesa alla nascita di altre “possibilità”, risorse, che ciascuno di noi ha nel suo potenziale divenire. E quando si parla di giovani, il potenziale di una risorsa da vivere, praticare, essere, è lì, davanti a noi, e noi, generazione attenta dovremmo vedere, ascoltare, apprendere, perchè dai giovani si apprende la vita, l'energia, la determinazione anche dai loro no. Le possibilità di futuro sono tutte insite nella determinazione delle loro azioni che si protraggono a loro stessi, vicini e lontani e a noi non certo passivi del loro andare lontano. E' vero, loro vanno via ma tornano con il loro bagaglio esperienziale fatto di racconti, di massime, di stimoli, di energia vitale.Nelle parole del dott. Paolo Calciano emerge proprio questo, nel suo lungo racconto di Beps, di questa grande voglia di vita, di questa energia che, malgrado la stasi della vita, continua, si protende verso un domani che vive nella voglia di molti giovani di mettersi a prova con il sistema per fare rete, rete di conoscenze, rete di esperienze, rete di vita. Nella omologazione di oggi che ferisce e annienta le energie pure emerge una nuova dimensione: “la possibilità di essere”, di nuovo rimarcata dagli stessi protagonisti, attori principali di essa e di noi non certo spettatori del niente.”Non dovrebbe accadere” niente eppure succede di tutto e di più in un attimo. I nostri occhi si chiudono per sempre ma i nostri gesti restano a determinare che la vita, terribile e meravigliosa, lascia tracce. Seguendole, nelle parole di Nunzia Schiavone si trova celata una vita vissuta e che ha ancora la forza di vivere nelle azioni del racconto, dell'esperienza, della possibilità di essere diversi ma sempre altri nel porgersi a domane e risposte tutte da abitare e vivere.
sabato 16 agosto 2014
INCONTRO CON L'AUTORE. Acerenza, Sabato 23 agosto 2014, Salone dei Vescovi ore 18,30.
"BEPS. Non dovrebbe accadere".
di Francesco Paolo Calciano
Presenta: Dott.ssa Nunzia Schiavone( Unversità di Bari )
Contributo musicale di Tiziano Cillis
Associazione Culturale Acheruntia, Pro Loco Acerenza e Acerenzadalvero.it, organizzano un incontro con l'autore del libro "Beps. Non dovrebbe accedere", Francesco Paolo Calciano, medico di Grassano (MT) impegnato nel volontariato, già autore di "Un sorriso al tumore" 2009", e "J" romanzo del 2012, con altri autori "Stile di vita e prevenzione delle malattie cardiovascolari"; "L'Isola della prevenzione" "Parlo con te"
"......non dovrebbe accadere, che un ragazzo in una notte d'estate trovi la morte in un ostello di Madrid, cadendo da un ballatoio. Non dovrebbe accadere a ventinove anni di salutare la vita, lasciare gli affetti, amori, sogni. Imprudenza, fatalità, negligenza, tutto quello che volete, che ognuno possa immaginare e descrivere. Non interessa. E' un artificio inutile."
Un riassunto breve delle note di copertina dell'autore, amico di famiglia, per descrivere nel suo lavoro, i momenti di una vita spezzata, del dolore del padre e della madre, degli amici, tanti, tantissimi, giunti al funerale da ogni parte del mondo a testimonianza della straordinaria capacità di Giuseppe di tessere una fittissima rete di rapporti e di interessi legati alle sue attività.
domenica 3 agosto 2014
PETROLIO IN BASILICATA da " IL FATTO QUOTIDIANO" del 16 Luglio 2014
Le trivellazioni in Basilicata, Matteo Renzi e la vergogna energetica
di Maria Rita D'Orsogna
“È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini“.
A parlare è il primo ministro d’Italia, Matteo Renzi. Di fronte a tanta piccolezza vengo quasi assalita da una sensazione di impotenza: cosa posso aggiungere ai mille motivi già elencati per cui non è intelligente martoriare ancora l’Italia con le trivelle?
Mi chiedo se ci sia mai stato nell’Italia al petrolio Matteo Renzi, se abbia parlato con chi vive sulla sua pelle questi raddoppi, e se sia mai chiesto perché ci sono “tre, quattro comitatini” opposti alle trivelle. Beh, intanto è irrispettoso parlare così di chi magari l’ha anche votato, dandogli fiducia. E a prescindere dalle parole, Renzi dovrebbe sapere che per star li a contrastare Eni, Shell, lobbisti e politici corrotti, ci vuole energia, dedizione, sacrifici, tempo sottratto alle proprie famiglie e ai propri interessi.
Pubblicità Uno non si mette a fare la guerra alle estrazioni di petrolio perché non ha niente da fare. E’ stancante, porta a rinunce importanti, e ci vuole veramente pazienza e coraggio perché attacchi e insulti gratuiti non mancheranno. E se uno fa tutto questo è perchè è animato da un ideale grande, e ci crede davvero a voler lasciare alle generazioni future qualcosa di meglio. La Basilicata al petrolio è la regione che nonostante tutte queste supposte royalties e 40,000 posti di lavoro, non riesce a frenare la piaga dell’emigrazione, della povertà, della disoccupazione. La Basilicata al petrolio sono anni ed anni di rifiuti petrolfieri dispersi dalla Total fra i campi di ortaggi di Corleto Perticara in silenzio, è il lago Pertusillo inquinato da idrocarburi, è il petrolio nel miele delle api. Ecco, di queste cose qui io mi vergognerei, prima ancora che con l’Europa, con i lucani, che non hanno fatto niente di male se non essere accondiscendenti 15, 20 anni fa ed accettare tutte le promesse che venivano loro propinate senza porsi domande finché i veleni non sono entrati nelle loro vite quotidiane. E allora uno dice, ma come dobbiamo fare? Beh basta solo guardare a chi ha già fatto cose grandi. La Germania ha la sua Energiewende e record su record in termini di energia rinnovabile, hanno appena approvato una moratoria sul fracking fino al 2021, non fanno tagli retroattivi sulle rinnovabili, attirandosi l’ira degli investitori resa pubblica dalle pagine del Wall Street Journal. Nel 2012-2013 gli impiegati tedeschi nel settore delle rinnovabili erano 370,000, senza che nessuno fosse esposto a fumi tossici di raffinerie e pozzi di petrolio.
La Merkel ha detto che il suo governo “rejects the application of toxic substances” nelle estrazioni di petrolio e di gas. Mica lei si vergogna di questo? Si’ è vero in Germania hanno potenti coalizioni di produttori di birra e il ministro per l’ambiente Barbara Hendricks che ha messo pressione al governo contro il fracking, ma questo è un limite dell’Italia in cui le lotte per il bene comune sono lasciate ai volontari, mentre tutti gli altri tacciono. Il nostro ministro Gianluca Galletti dice di non volere veti sul petrolio perché “ci serve”. Ipse dixit. Ecco, io mi vergognerei con l’Europa di avere un paese con infinità potenzialità in termini di energia rinnovabile e di stare ancora qui ad insistere con quel poco e scadente petrolio di Basilicata. E visto che ci siamo: vogliamo continuare con le cose di cui vergognarci con l’Europa? Di quel flusso sfrenato di giovani che lasciano l’Italia con biglietto di sola andata per crearsi una vita migliore altrove? Di una nazione che si fa comandare da Genny La Carogna? Di una nazione dove la corruzione è normale? O che dopo 150 anni di unità nazionale non è riuscita a sollevare le sorti del Mezzogiorno, a differenza di quanto fatto nella Germania Est? Mi vergognerei di una nazione che non sa liberarsi di mafia e camorra, che non è stata capace di affrontare la globalizzazione in modo intelligente creando opportunità per tutti, a differenza della Germania che ci lascia a bocca aperta con centri di ricerca, industrie specializzate, progressi nella tecnologia, ricchezza diffusa. Vuole fare Matteo Renzi qualcosa di cui essere fieri? Crei una supercommissione indipendente sull’Italia rinnovabile che non si pieghi ad ENI, ENEL e investitori petroliferi e che studi come sfruttare al meglio le nostre risorse. E poi vada in Europa e dica: invece di fare affidamento su South Stream e Gazprom, abbiamo deciso di fare una Energiewende italiana, con programmazione pluriannuale, interventi mirati, risparmio energetico, educazione del cittadino, e abbiamo in programma di superare la Germania, il leader mondiale delle rinnovabili. Così si dovrebbe fare. Ma questo prevede coraggio e lungimiranza e voler contrastare con i poteri forti. E’ molto più facile dare la colpa a quegli sventurati uomini e donne di Basilicata – e di Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna – che devono eroicamente combattere per difendere quotidianamente i propri mari, la propria aria, le proprie vite, i propri figli. Inclusi quelli di Matteo Renzi.
Qui storie di vite quotidiane spezzate nella Basilicata al petrolio
Mi chiedo se ci sia mai stato nell’Italia al petrolio Matteo Renzi, se abbia parlato con chi vive sulla sua pelle questi raddoppi, e se sia mai chiesto perché ci sono “tre, quattro comitatini” opposti alle trivelle. Beh, intanto è irrispettoso parlare così di chi magari l’ha anche votato, dandogli fiducia. E a prescindere dalle parole, Renzi dovrebbe sapere che per star li a contrastare Eni, Shell, lobbisti e politici corrotti, ci vuole energia, dedizione, sacrifici, tempo sottratto alle proprie famiglie e ai propri interessi.
Pubblicità Uno non si mette a fare la guerra alle estrazioni di petrolio perché non ha niente da fare. E’ stancante, porta a rinunce importanti, e ci vuole veramente pazienza e coraggio perché attacchi e insulti gratuiti non mancheranno. E se uno fa tutto questo è perchè è animato da un ideale grande, e ci crede davvero a voler lasciare alle generazioni future qualcosa di meglio. La Basilicata al petrolio è la regione che nonostante tutte queste supposte royalties e 40,000 posti di lavoro, non riesce a frenare la piaga dell’emigrazione, della povertà, della disoccupazione. La Basilicata al petrolio sono anni ed anni di rifiuti petrolfieri dispersi dalla Total fra i campi di ortaggi di Corleto Perticara in silenzio, è il lago Pertusillo inquinato da idrocarburi, è il petrolio nel miele delle api. Ecco, di queste cose qui io mi vergognerei, prima ancora che con l’Europa, con i lucani, che non hanno fatto niente di male se non essere accondiscendenti 15, 20 anni fa ed accettare tutte le promesse che venivano loro propinate senza porsi domande finché i veleni non sono entrati nelle loro vite quotidiane. E allora uno dice, ma come dobbiamo fare? Beh basta solo guardare a chi ha già fatto cose grandi. La Germania ha la sua Energiewende e record su record in termini di energia rinnovabile, hanno appena approvato una moratoria sul fracking fino al 2021, non fanno tagli retroattivi sulle rinnovabili, attirandosi l’ira degli investitori resa pubblica dalle pagine del Wall Street Journal. Nel 2012-2013 gli impiegati tedeschi nel settore delle rinnovabili erano 370,000, senza che nessuno fosse esposto a fumi tossici di raffinerie e pozzi di petrolio.
La Merkel ha detto che il suo governo “rejects the application of toxic substances” nelle estrazioni di petrolio e di gas. Mica lei si vergogna di questo? Si’ è vero in Germania hanno potenti coalizioni di produttori di birra e il ministro per l’ambiente Barbara Hendricks che ha messo pressione al governo contro il fracking, ma questo è un limite dell’Italia in cui le lotte per il bene comune sono lasciate ai volontari, mentre tutti gli altri tacciono. Il nostro ministro Gianluca Galletti dice di non volere veti sul petrolio perché “ci serve”. Ipse dixit. Ecco, io mi vergognerei con l’Europa di avere un paese con infinità potenzialità in termini di energia rinnovabile e di stare ancora qui ad insistere con quel poco e scadente petrolio di Basilicata. E visto che ci siamo: vogliamo continuare con le cose di cui vergognarci con l’Europa? Di quel flusso sfrenato di giovani che lasciano l’Italia con biglietto di sola andata per crearsi una vita migliore altrove? Di una nazione che si fa comandare da Genny La Carogna? Di una nazione dove la corruzione è normale? O che dopo 150 anni di unità nazionale non è riuscita a sollevare le sorti del Mezzogiorno, a differenza di quanto fatto nella Germania Est? Mi vergognerei di una nazione che non sa liberarsi di mafia e camorra, che non è stata capace di affrontare la globalizzazione in modo intelligente creando opportunità per tutti, a differenza della Germania che ci lascia a bocca aperta con centri di ricerca, industrie specializzate, progressi nella tecnologia, ricchezza diffusa. Vuole fare Matteo Renzi qualcosa di cui essere fieri? Crei una supercommissione indipendente sull’Italia rinnovabile che non si pieghi ad ENI, ENEL e investitori petroliferi e che studi come sfruttare al meglio le nostre risorse. E poi vada in Europa e dica: invece di fare affidamento su South Stream e Gazprom, abbiamo deciso di fare una Energiewende italiana, con programmazione pluriannuale, interventi mirati, risparmio energetico, educazione del cittadino, e abbiamo in programma di superare la Germania, il leader mondiale delle rinnovabili. Così si dovrebbe fare. Ma questo prevede coraggio e lungimiranza e voler contrastare con i poteri forti. E’ molto più facile dare la colpa a quegli sventurati uomini e donne di Basilicata – e di Abruzzo, Sardegna, Lombardia, Sicilia, Veneto ed Emilia Romagna – che devono eroicamente combattere per difendere quotidianamente i propri mari, la propria aria, le proprie vite, i propri figli. Inclusi quelli di Matteo Renzi.
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