Storia

mercoledì 12 marzo 2014

Ora le pale, poi, i pali? Rischio trivelle per l'Alto Bradano

Sono ormai più di tre i decenni in cui si estrae petrolio dal sottosuolo della Basilicata, risale al 1981 in Val D'Agri l'inizio l'attività del primo pozzo petrolifero lucano, quello di Costa Molina 1 in territrio di Viggiano (Pz) . "Anni in cui sono passati sotto silenzio tutta una serie di incidenti e anomalie. Che per l'Eni, però, non si chiamano incidenti ma eventi, cose che possono capitare. «Come la fuoriuscita di migliaia di litri di greggio in un bacino naturale per la raccolta di acque piovane il 17 marzo 2002; la nebulizzazzione di 500 litri di greggio il 06 giugno del 2002; l'immissione in aria di ingenti quantitativi di gas inquinanti il 4 ottobre del 2002» ricorda Bolognetti. Oppure la «misteriosa» intossicazione da idrogeno solforato di 20 operai di un'azienda che si trova proprio di fronte il Centro Oli, per i quali fu necessario contattare il centro anti veleni di Pavia". Non sono nuove queste notizie per i lucani ma rischiano di diventare vecchie e dimenticate se non si vigila con attenzione, inoltre va sottoposto a dura critica chi vede invece questo "pugno nello stomaco" come una.occasione di investimento nel settore turistico, come qualche sindaco della Val D'Agri sostiene. Per fortuna (ma non basta) i sindaci dell'Alto Bradano sono coesi nel respingere questa ipotesi che ora però senbra essere una vera minaccia per l'agricoltura e per l'ambiente. Quanto già preannunciato dalla Ola, Organizzazione lucana ambientalista (Ottobre 2013) va tenuto in seria considerazione, sul ricorso al TAR Basilicata n.504 del 11 Ottobre scorso, della società Texana Aleanna Resources LLC, che ha impugnato la deliberazione della giunta regionale n.682 del 7 giugno 2013 avente oggetto “istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi Palazzo San Gervasio – accordo Stato-Regioni – mancata intesa”. L’area del permesso di ricerca – ricorda la Ola – è estesa 470 Kmq circa e coinvolge 13 comuni (Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Ripacandida e Venosa). Prepariamoci all'aglianico al sapore di petrolio proprio ora che i Russi hanno scelto di puntare sul nostro vino, solo, per le sue uniche e indiscusse caratteristiche, frutto di questa terra e di questa tradizione vinicola basata sulla passione e sul sacrificio.